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Immagine del redattoreMarialuisa Di Giovanni

Un ricordo impresso nella storia

di Federica D'Alessio e Marialuisa Di Giovanni


Ogni anno, il 27 gennaio, ricorre il giorno della memoria. In questa giornata ricordiamo tutte le vittime, soprattutto ebrei, dello sterminio nei campi di concentramento. Il termine "Shoah" è stato voluto appunto dagli ebrei che vollero cambiare il termine "olocausto" poiché quest'ultimo sta ad indicare una cerimonia religiosa di sacrificio, sacrificio che non è stato fatto né tantomeno voluto dagli ebrei.

Diverse persone sono particolarmente ricordate nel giorno della memoria, tra cui Anna Frank e Primo Levi. Poche vittime sono ancora in vita e si ha il timore che, quando non saranno più tra di noi testimoni di quanto accaduto, dimenticheremo ciò che per loro, purtroppo, sarà sempre impresso nella mente e nel cuore. Le persone non avevano più identità. Non avevano più un nome o una dignità. Venivano identificate con numeri tatuati sulle povere braccia e segni cuciti su quelle che erano divise che dovevano indossare, bianche e nere. Numeri e divise servivano a riconoscere il "peccato" commesso dai deportati.

Oggi vogliamo dare il nome e la dignità di cui erano state private a due persone, Clara Moses e Margherita Frankel. La storia di queste due donne ci ha particolarmente colpito. Ci lascia senza parole solo il pensiero che Margherita, una bambina così piccina, possa aver vissuto quel momento così drammatico. Di solito i bambini sono coloro che soffrono di più durante guerre, pandemie, terremoti. Clara era una donna di 49 anni, nata l'8 agosto 1894. Insieme a suo marito, Arturo Frankel, e sua figlia, Margherita Frankel, fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz dopo essere stata arrestata, il 30 settembre 1943, a Como. Margherita era una bambina di quasi 7 anni nata il 22 febbraio 1937. Come detto prima, abbiamo scelto la loro storia per far conoscere ai giovani di oggi non solo la shoah, ma anche per dare un nome a vittime di cui non si è mai sentito parlare.

'La storia insegna' - diceva Gramsci - ma ahimè 'non ha alunni'.Viviamo in un mondo dove ogni giorno, in ogni situazione, ci vien detto "dagli sbagli s'impara". Purtroppo molti non hanno imparato e Clara e la piccola Margherita sono un esempio. Oggi non sappiamo come siano morte, ma pensiamo alla piccola bambina che per cinque mesi è stata prigioniera per la sola colpa di essere una ebrea. Cinque mesi trascorsi senza la felicità che meritava, senza il rispetto che avrebbe dovuto avere. Siamo sicuri che dagli sbagli si possa apprendere sul serio? Finora siamo stati testimoni di conflitti, guerre e ingiustizie. Se molti avessero imparato dagli errori, sarebbe certamente cambiato qualcosa.

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