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La Francia in fiamme per la morte di Nahel: scontri, arresti e tensione sociale


La Francia sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente. La notte tra venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio è stata drammatica: secondo il Ministero dell'Interno, ci sono stati quasi 4mila roghi, 492 edifici danneggiati, 2mila veicoli bruciati e 994 persone fermate in tutto il paese. A Parigi, la polizia ha sedato con lacrimogeni e idranti una manifestazione non autorizzata in Place de la Concorde, dove si erano radunati circa 5mila manifestanti. Altri scontri si sono verificati a Lione, Marsiglia, Tolosa, Nantes e in altre città. In totale, 79 agenti sono rimasti feriti.

Il presidente Emmanuel Macron ha definito "inaccettabili" le violenze e ha chiesto ai genitori di "assumersi le loro responsabilità" per calmare i loro figli. Il capo dello Stato ha anche annunciato un piano di sicurezza per le zone sensibili, dove verranno potenziati i controlli e le telecamere. Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin ha ordinato lo stop ai mezzi pubblici dalle 21 alle 6 del mattino nelle aree a rischio e ha cancellato i grandi eventi previsti per il weekend.

La morte di Nahel ha riaperto le ferite della società francese, segnata da profonde disuguaglianze sociali ed economiche tra il centro e le periferie, dove vivono molti immigrati e discendenti di immigrati. La tensione era già alta dopo le proteste dei gilet gialli contro il governo Macron e la pandemia da Covid-19, che ha aggravato ulteriormente la crisi sanitaria e occupazionale.

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