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Nicole Capece

Il viaggio di Odisseo

L’inizio del XI libro dell’ "Odissea" narra la discesa di Odisseo nel regno degli inferi. Per giungere lì si è recato ai confini dell’Oceano profondo, cioè dove tra nebbie fitte vivono i Cimmerii, popolo dell’Iran orientale, e, grazie all’istruzione della maga Circe, figlia di Elio e Perse, giunge all’ingresso dell’Ade. Ad aprirlo sarà un rituale in cui sacrificherà una pecora e un montone e, offrendo il loro sangue, evocherà gli spiriti dei morti.

Il suo obiettivo è quello di parlare con l’ombra dell’indovino Tiresia per conoscere quale sorte lo attende.

L'anziano gli rivela che tornerà in patria, a Itaca, e che vi rimarrà li "fino a quando non morirà in mare".

Agli Inferi incontrerà anche la madre Anticlea, la quale gli confesserà che si trova lì a causa del dolore provato per l’assenza del figlio. Questa è senz'altro la scena più toccante: Odisseo si sente in colpa e non riesce ad abbracciare la madre, essendo solo un’ombra. Successivamente incontra Agamennone che gli spiega di essere stato ucciso dalla moglie e dal suo amante. Seppur defunto nel corpo, il suo odio profondo verso le donne, invece, è ancora vivo. "Le donne creano solo problemi", ribadisce al Re di Itaca, ricordando poi come fosse stata proprio Elena la causa della Guerra di Troia.

Odisseo ha poi una conversazione col suo vecchio compagno d'armi, Achille il quale gli confida il suo più grande rimpianto: rinunciare alla propria vita per la gloria eterna. Tale scelta è evidenziata con orgoglio nell’ "Iliade", mentre nell’ "Odissea" il semidio si rende conto che il suo desiderio era sbagliato. Ecco che si contrappongono due grandi uomini:

Odisseo è un eroe "polytropos" (ovvero versatile, quindi forte, astuto, intelligente).

Nei personaggi si nota una crescita interiore, in particolare analizzando i di comportamenti di Achille nelle due opere.

In essi si evince una differenza alquanto sorprendente: Achille, che nell’Iliade doveva dimostrare la propria virtù in battaglia sacrificandosi, nell’Odissea, invece, si accorge che la vita è preziosa e non può essere paragonata all’importanza della gloria. Ciò ci fa capire che quest'ultimo poema è stato probabilmente scritto in epoca successiva all'Iliade.



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