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Immagine del redattoreAlice Iannone

Il giorno prima della felicità di Giulia e le coccinelle

di Noemi Grimaldi, Alice Iannone, Ermelinda Madonna e Stefano Malfeo


Come può la ricerca della felicità essere conseguita? Lo spiega bene Giulia Rossomando grazie anche ad un parallelismo con il libro di Erri De Luca: "Il giorno prima della felicità".

Il giorno prima della felicità narra la storia di un ragazzo, Smilzo, che crescendo impara il senso della vita e la ricerca della felicità grazie ad un uomo tuttofare, don Gaetano. Ci troviamo nella Napoli degli anni cinquanta e un ragazzo, raccogliendo un pallone, scopre un nascondiglio che gli cambierà la vita. Smilzo è stato abbandonato da piccolo dai genitori ed affidato alla custodia di don Gaetano. L'uomo sa leggere nel pensiero della gente ed il "guaglione" lo sa molto bene: apprende che il tuttofare individua sempre il problema e lo aiuterà raccontandogli delle storie che "a scigna" dovrà interpretare. Il cuore di Smilzo appartiene ad una giovane ragazza di nome Anna, che da molti anni si è trasferita altrove. L'orfano non sa se un giorno ella tornerà, ma l’amerà sempre. Il libro si concentra molto sulla ricerca della felicità: "Il dono che la vita ci elargisce, che noi dobbiamo custodire e di cui dobbiamo prenderci cura". I racconti di don Gaetano descrivono Napoli e come raggiungere la felicità. Ispirandoci a questo bellissimo libro, abbiamo posto delle domande riguardanti la felicità a Giulia Russomando, ma prima di passare alle domande è importante conoscere qualche dettaglio in più sullo sport da lei praticato, in particolare sul lavoro della sua squadra.


Giulia è nata il 1 Gennaio del 2004 e dice di aver provato fin dalla sua infanzia una forte attrazione per la pallamano grazie a colei che sarebbe diventata la sua prima allenatrice convincendola ad entrare a far parte di questa nuova dimensione che definisce come la sua seconda casa. Oggi, all’età di 19 anni, svolge il ruolo di “ala” nella squadra Jomi di Salerno che quest’anno ha ottenuto un nuovo scudetto, il suo ventiquattresimo premio. La squadra ga, infatti, vinto la Coppa Italia per 6 volte, la Supercoppa italiana per 7 volte, l'Handball Trophy per una volta e uno scudetto di beach handball per una volta.

La pallamano è uno sport che nasce nell’antica Roma con il nome di "harpastum" per permettere alle legioni romane di allenarsi nel combattimento. Con l’espansione dell’impero, il gioco venne trasmesso ai Germani e pian piano divenne sempre più importante nel paese, motivo per cui fu la stessa Germania, verso la fine dell’800, a renderlo a tutti gli effetti un’attività praticabile nelle scuole e poi a livello agonistico. Lo scopo del gioco è quello di far entrare il pallone all’interno della rete avversaria. Lo “scontro” tra i due gruppi comincia dopo che una delle squadre, in base al sorteggio, riesce a passare la palla ai propri compagni di squadra. Tra i vari ruoli abbiamo quello di portiere, ala, terzino, centrale e pivot.

Ritrovare in uno sport la felicità significa specialmente avere una forte passione, “tutti i momenti felici ma anche quelli tristi sono legati alla pallamano” dichiara Giulia. Infatti, pur essendo uno sport complicato, dove sono necessari tanta costanza, tanto impegno e resistenza, come già affermato in precedenza, la giovane salernitana associa il suo sport alla sua felicità.

La pallamano è stato un amore a prima vista

afferma nell’intervista, aggiungendo che per lei la felicità è il "sostegno che le viene dato dalle altre compagne di squadra". Difatti, ognuna di loro ha lo stesso simbolo tatuato, una coccinella, poiché è il modo in cui le chiamava la loro prima allenatrice "buburuze" (coccinelle in rumeno).



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