Il 25 novembre al Liceo De Sanctis
Aggiornamento: 4 gen
di Francesca De Simone e Alice Iannone
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne. Questa data è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
All'origine della decisione c'è la storia di tre sorelle, uccise atrocemente il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana, in quel periodo sotto la dittatura di Rafael Leonida Trujillo.
L'ORIGINE - la tragica storia di tre sorelle
Le tre sorelle vengono anche ricordate come tre eroine, in quanto fin dalla loro gioventù si sono battute contro il regime del dittatore Rafael Leonida Trujillo, inoltre avevano creato anche il "Movimento Rivoluzionario del 14 giugno”. Il dittatore, vedendo in queste tre ragazze un pericolo per la sua politica, decise di simulare un incidente per sbarazzarsi di loro tre. Quel giorno le tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, le quali si erano date il nome di battaglia di "Mariposas" (farfalle) vennero ingannate con la promessa di poter rivedere i rispettivi mariti, incarcerati per motivi politici. Ma la jeep su cui viaggiavano venne fermata dai servizi segreti. Le tre sorelle vennero picchiate, uccise e poi ricaricate sulla jeep, poi gettata in un dirupo nel tentativo di simulare un incidente stradale.
Da questo avvenimento si sono scaldati gli animi di tutta la popolazione, in particolare quella femminile, la quale voleva e vuole tutt'oggi contrastare la violenza sulle donne. È importantissimo ricordare questa data, in quanto a distanza di così tanto tempo, la violenza nei confronti delle donne non è cessata, anzi forse è aumentata. Bisogna ricordare questo giorno per non commettere gli stessi errori di quelli che sono venuti prima di noi, in quanto hanno causato tanto male in questa società piena di persone che non se lo meritano.
LICEO "F. DE SANCTIS" RICORDA
Per rievocare questa giornata il Liceo statale classico e scientifico "Francesco De Sanctis" di Salerno ha deciso di partecipare attivamente per far capire che lui sostiene questa lotta. Gli studenti del liceo sono andati a scuola indossando qualcosa di rosso, colore che simboleggia questa giornata, e si sono disegnati sul viso un segno rosso con un rossetto, altro simbolo di questa lotta. Inoltre tutto il corpo docenti ha sensibilizzato i ragazzi su questo argomento facendogli vedere un video, il quale vedeva come protagonista la sorella di Giulia Cecchetin, una delle ultime vittime di questo fenomeno. Dopo aver visto questi video i ragazzi hanno scritto dei pensieri, i quali successivamente sono stati messi all'interno di una scatola rossa. In particolare, alcuni alunni di questa scuola, aiutati dalla professoressa di italiano Annamaria Adinolfi, hanno deciso di realizzare un progetto per ricordare questo giorno: si sono divisi in gruppi e ogni uno di questi ha realizzato una lettera del nome Giulia, successivamente hanno cercato tutte le altre donne che sono state uccise nel corso di questo anno e hanno stampato delle loro foto, con le quali in seguito hanno ricoperto la lettera. Se adesso si entra nell'atrio della scuola si vede questa scritta, dove da lontano si legge "Giulia", ma all'interno di questo nome sono presenti tutte le altre donne, che come lei, sono volate via per colpa altrui. La preside del Liceo, Cinzia Lucia Guida, ha assistito all'allestimento di queste lettera ed ha tenuto ha specificare che oggi noi siamo troppo abituati a possedere le cose, quando invece dovremmo capire che le persone non sono come gli oggetti, cioè non si possono possedere.
MICHELLE MARIA CARUSO: per non dimenticare
Una delle donne che sono state inserite nelle lettere è la giovane ragazza di nome Michelle Maria Causo. Questa era una ragazza di 17 anni che viveva a Primavalle. La ragazza frequentava il Liceo Gassman e abitava con i suoi genitori e suo nonno. Un amico il 28 giugno scorso l'ha uccisa a coltellate. Tra i due non c'era nessun tipo di legame, si pensa, però, che si stessero frequentando. “Non si preoccupi, io voglio bene a Michelle”: Queste sono le parole che il ragazzo il giorno prima dell’uccisione ha rivolto alla madre della ragazza. Il giovane ha aggredito la ragazza nell’appartamento con 5/6 coltellate, poi ha inserito il suo cadavere all’interno di un sacco nero e successivamente l’ha gettato nel carrello. A testimoniare questa storia c'è il vicino di casa, il quale era da poco tornato a casa e davanti al portone aveva visto un carrello. Poche ore dopo doveva uscire di nuovo ed è proprio in quel momento che ha incontrato il ragazzo, il quale aveva le scarpe sporche di sangue e un sacco nero della spazzatura in mano. Il vicino dubbioso dopo quell'immagine ha chiamato la polizia, la quale quando ha incontrato il giovane lo ha trovato ancora con il sangue sulle scarpe e questo è stato un pretesto per portarlo in questura.
“Riposa in pace, amica mia ancora non realizzo. Mi chiedevi sempre consigli, parlavamo tutti i giorni.
Mi hai presentato anche questo schifo di essere umano che ti ha fatto una cosa del genere. Non ci credo ancora come, da un giorno all'altro, tu non ci sia più. Non avrò più un tuo messaggio, ma tu non avrai ogni mattina il mio, come facevi con me”:
Queste sono le parole che ha scritto Aurora, grande amica di Michelle, il giorno dopo l'accaduto. Si spera che questi numerosi avvenimenti facciano capire di non dover commettere altri errori simili.
Commentaires