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Immagine del redattoreGiorgia Russo

"Giulia insegnaci a ballare sotto la pioggia" le parole di Gino Cecchettin e Vincenzo Gualzetti

Aggiornamento: 11 dic 2023

Dopo settimane di rivolte, dibattiti e manifestazioni che hanno reso Giulia Cecchetin un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne è arrivato il momento dei riti funebri che si sono svolti nel corso della giornata del cinque dicembre nella basilica di Santa Giustina, a Padova. La giovane, di soli ventidue anni, è stata uccisa per mano del suo ex Filippo Turetta. Durante la funzione funebre il padre di Giulia, Gino Cecchetin, ha scritto una toccante lettera:


"Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia. Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. 

Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione. Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto. A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti. Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.  Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.

La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita. Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere: “Il vero amore non è ne fisico ne romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…” .Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia. Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco, voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio."


 Questa lettera fa inevitabilmente trasparire tutto il dolore di un uomo che non solo ha perso sua moglie prematuramente ma gli è stato strappato un altro pezzo del suo cuore assieme a sua figlia Giulia di cui lui ha voluto sottolineare la straordinarietà. Una ragazza con una voglia di imparare tanto grande quanto il suo senso materno. Poi lancia un appello agli uomini ma anche alle famiglie e alle scuole fondamentali per l'educazione e la responsabilizzazione di ogni individuo. Rivolgendosi poi direttamente alla sua Giulia che gli è stata violentemente portata via spera che lei, insieme alla sua mamma, possano dare alla propria famiglia la forza per andare avanti e per riuscire a "ballare sotto la pioggia". La pioggia deve essere una base per fecondare il terreno, un punto di svolta. Le donne vittime di femminicidio non devono mai essere ricordate per essere il numero 105,106 o 107 anzi, tutti ci auguriamo che quel numero possa fermarsi al più presto.

LA LETTERA DI VINCENZO, padre di Chiara Gualzetti

Anche Vincenzo, padre di Chiara Gualzetti la giovanissima ragazza uccisa il 27 giugno 2021 a Monteveglio a soli quindici anni da un suo "amico" che l'aveva attirata con una trappola ha voluto spendere due parole per Giulia e per dare forza alla sua famiglia: "Caro Gino, oggi sarò accanto a te, al funerale della tua Giulia. Ci voglio essere e vorrei tanto abbracciarti, perché ho provato sulla mia pelle il calore di ogni singolo abbraccio quando è toccato a me essere il padre di una ragazza uccisa. Siamo fratelli di un destino simile, io e te. Da quando il nome e il viso di Giulia sono entrati nella mia vita mi sono sentito anch'io un po' suo padre. Ho sperato per lei, pregato per lei, mi sono angosciato per lei, come se all'improvviso fossero tornate quelle ore di abisso vissute a casa mia, a giugno di tre anni fa. La mia Chiara aveva 15 anni quando l'hanno trovata in un campo, ammazzata a coltellate, calci e pugni. lo l'avevo cercata per un giorno, uno solo. Mi ero arrampicato per ogni sentiero, avevo guardato dietro ogni cespuglio, ma pensa che amara consolazione - il mio sgomento era durato appena un giorno. Non oso nemmeno immaginare cosa puoi aver vissuto tu per tutti quei giorni di buio aspettando di sapere... Anch'io, come te, non ho più mia moglie e sono sicuro che il male che se l'è portata via sia cresciuto assieme al dolore per aver perduto Chiara. Anch'io, come te, cerco di ragionare e dare un senso a quello che è successo, anche se tutta questa violenza un senso non ce l'ha. Faccio cose nel nome di Chiara, cerco di tenere vivo il suo sorriso, come sono certo che farai tu con Giulia. Sugli assassini non voglio sprecare nemmeno una parola, mi sembrano molto più importanti Chiara e Giulia. Caro Gino, il giorno che hanno trovato tua figlia io l'ho saputo da una di quelle app di notizie che ho installato sul telefonino. Ho letto le prima due righe: palavano di una coltellata alla nuca... ho spento il telefono e sono crollato. Ho preso un giorno di riposo, sono corso a casa a stendermi per provare a dormire, il solo modo che avevo per non pensare a Giulia e a Chiara, anche lei accoltellata alla nuca. Verrò da te, oggi. Per quell'abbraccio da padre a padre, se sarà possibile, ma anche per un piccolo omaggio alle Giulie e alle Chiare che non hanno mai avuto voce."

Le storie di queste due ragazze che si intrecciano in queste due lettere fanno perfettamente comprendere la banalità del male, ma ci devono al contempo portare a riflettere sull'importanza che ognuno di noi ha per il buon funzionamento della societá per far si che questi inspiegabili femminici non accadano più, dobbiamo combattere anche per tutte quelle donne che una voce non ce l' hanno più.

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