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Anastasiia, è stato davvero l'incendio a causarne la morte?

di Noemi Memoli e Giorgia Russo


Il 25 novembre in Italia ricorre la Giornata contro la violenza sulle donne ed il femminicidio. Il 25 novembre non è una data qualunque bensì è stata scelta perché il 25 novembre 1960 accadeva l'omicidio delle sorelle Mirabal, donne uccise perché avevano tentato di opporsi al dittatore Trujillo. Il tema della violenza sulle donne è sempre più attuale. I dati diffusi dal Viminale ci dicono che solamente quest'anno, in Italia, sono stati commessi 104 femminicidi, praticamente uno ogni 72 ore. Nella maggioranza dei casi le donne hanno trovato la morte in ambito familiare: per la precisione 36 sono stati commessi da figli, fratelli, nipoti, ma ben 52 sono stati commessi per mano dei propri compagni oppure ex compagni. Alcuni dei carnefici, dopo aver compiuto l'orribile gesto, decidono a loro volta di togliersi la vita magari per "sensi di colpa" o per sfuggire alle conseguenze penali.

Anastasiia era una ragazza di origine ucraina. Viveva in Italia, più precisamente a Napoli nel Borgo di Sant'Antonio Abate, con sua figlia di 5 anni, poiché era scappata dal conflitto russo-ucraino, mentre il padre della bambina era rimasto in patria per prendere parte alla guerra. Anastasiia aveva 23 anni e condivideva un appartamento con altre due persone: Dmytro Trembach , un 26enne suo connazionale, e una signora russa 60enne.

Il 10 marzo 2022 è divampato un incendio nel suo appartamento. Tutti i suoi coinquilini sono riusciti a salvarsi fuorché lei. Si è supposto che fosse morta nel tentativo di raggiungere sua figlia per metterla in salvo attraversando la cucina ormai invasa dalle fiamme; difatti i Vigili del Fuoco, una volta arrivati sul luogo dell'incendio e completate le operazioni si spegnimento delle fiamme, hanno trovato il corpo della giovane ormai carbonizzato. Inizialmente si pensava che l'incendio fosse accidentale, una pura fatalità, ma la polizia ha deciso di aprire un'inchiesta sulla morte della donna pensando che potesse trattarsi di un omicidio. I sospetti sono caduti su Dmytro Trembach; ad incastrarlo è stata una telefonata alla madre della giovane in cui confessava: "Io ho bruciato Anastasiia. Puoi comprare i fiori per il funerale". L'uomo è stato fermato il successivo 17 marzo con l'accusa di omicidio volontario, ma non ha confessato; anzi ha cercato di sviare le indagini indirizzandole verso un suo connazionale e tentando persino la fuga fallendo, però, nel suo progetto, infatti, è stato fermato dai Carabinieri ad Acerra, in provincia di Napoli.

Secondo le ricostruzioni tra i due giovani coinquilini era nata una relazione, ma, poiché la vittima aveva deciso di allontanarlo, tra i due c'erano stati numerosi litigi. L'uomo, preso dalla rabbia, dapprima aveva picchiato a morte la ragazza e poi aveva appiccato l'incendio per depistare le indagini, facendolo passare per un semplice incidente. Il 22 marzo 2022 il Tribunale di Nola ha convalidato la custodia cautelare in carcere di Trembach.

Anastasiia è uno dei numerosi casi di femminicidio in Italia. La sua storia, come quella di tutte le altre donne, dovrebbe essere sempre viva nella nostra memoria in modo che le tante vittime non diventino solo un numero. Bisogna avere il coraggio di riconoscere quando un rapporto sta diventando tossico e denunciare in caso di violenza in modo da rendere giustizia anche alle donne a cui è stata strappata la vita.











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