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Immagine del redattoreStefano Malfeo

Aggressione in Ucraina a giornalisti italiani

I due giornalisti italiani Claudio Locatelli e Niccolò Celesti sono stati attaccati dall'esercito russo mentre si trovavano a bordo di una Press car. Ci racconta dell'accaduto Locatelli con un video, ora postato sul proprio profilo Facebook, in cui vediamo il suo orecchio sanguinante. "E' stato un attacco intenzionale" - ha dichiarato Locatelli, come confermano anche Celesti e il traduttore ucraino. "Eravamo gli unici presenti in quella strada e che fossimo giornalisti, lo avevano capito, hanno solamente deciso di ignorarlo". Si vede anche un'inquadratura tremante che mostra Celesti intento a medicare il suo compagno. L'esplosione ha frantumato il vetro anteriore dell'auto ferendo il giornalista che ha continuato a filmare la fuga e le gomme dell'auto colpite dalle schegge di vetro. Non appena raggiunto un luogo sicuro, i due giornalisti hanno dichiarato: "Oggi è andata male... No, in realtà è andata bene, ci siamo salvati”.


Nell'Unione Europea frequenti sono le minacce contro i giornalisti. Uno studio di Index on Censorship all’interno del progetto di indagine Mapping Freedom Media segnala 445 aggressioni fisiche nell'UE; al primo posto è l'Italia, con ben 83 segnalazioni, 3.722 aggressioni e 28 uccisioni. L'articolo 21 della nostra Costituzione garantisce libertà di espressione e di stampa, ma questa libertà è molto spesso ostacolata dalle organizzazioni criminali.

La causa spesso di queste aggressioni sono anche i social che, se da una parte consentono al giornalista di raggiungere un vasto pubblico, dall'altra favoriscono la diffusione di numerose informazioni private con consegunti molestie online. E' necessario anche segnalare casi in cui è l'utente a condizionare il vasto pubblico. Un esempio emblematico è l'ex presidente USA Donald Trump che è riuscito a spingere molti a partecipare all'assalto alla sede del Congresso americano costato la vita a cinque persone. In seguito all'accaduto il profilo di Trump è stato oscurato tra le proteste di alcuni che hanno parlato di censura. Infatti bisogna interrogarsi se sia giusto in una democrazia prevedere una censura limitando la possibilità di poter esprimere il proprio pensiero.



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