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Una guerra contro la sua famiglia che l'ha poi portata alla morte: la storia di Lea Garofalo

di Pasquale Di Stasi e Michelle Giliberti


Lea Garofalo: il nome di una donna che ha combattuto contro la 'ndrangheta perdendo tragicamente la vita ed andando contro la sua stessa famiglia


Abbiamo deciso di parlare di lei poiché la cosa che ci ha maggiormente colpito della sua storia è il fatto che, oltre a combattere contro un'associazione criminale, Lea Garofalo sia andata anche contro la sua stessa famiglia, ma ora facciamo un passo indietro e ripercorriamo la sua storia.

Tutta la famiglia di Lea era legata alla malavita e la sua vita fu molto movimentata. Nacque in Calabria a Policastro, ma, divenuta adulta, si trasferì a Milano per volere del suo compagno, Carlo Cosco. I due ebbero una figlia di nome Denise, ma anche dopo la nascita di quest'ultima Carlo strinse sempre di più i rapporti con la mafia milanese tanto da diventare capo della 'ndrangheta locale. Lea insieme alla figlia decise di recarsi a Campobasso dove il suo compagno le aveva affittato un appartamento in cui era presente una lavatrice rotta, dettaglio apparentemente irrilevante. Alcuni giorni dopo Carlo le promise che avrebbe fatto arrivare a casa sua un idraulico, ma la realtà fu ben diversa. Alla sua porta si presentò, infatti, un sicario, che fece di tutto per ucciderla, ma Lea si salvò grazie all'aiuto della figlia. Denise, infatti, si rese conto di ciò che stava succedendo e chiamò immediatamente la polizia ipotizzando il coinvolgimento del padre.

Nel '96 il fratello Floriano Garofalo, boss di Petilla Policastro, venne arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti; nel corso dello stesso anno anche Carlo Cosco subì la stessa sorte con una accusa identica e questo segnò la fine delle faide interne tra le famiglie Garofalo e Cosco. A partire dal 2002 Lea diventò testimone di giustizia entrando in un programma di protezione testimoni per informazioni riguardo omicidi di carattere mafioso avvenuti alla fine degli anni Novanta a Milano, informazionı riguardo omicidi che videro la sua famiglia. Queste testimonianze furono cruciali per capire i vari ruoli delle persone coinvolte. Gli anni passarono, ma Cosco provava ancora un forte rancore nei confronti di Lea, difatti realizzò per il 24 novembre del 2009 un piano terribile: mentre gli zii di Denise la ospitavano per parlare del suo futuro, Carlo assieme ai due fratelli uccise Lea a sangue freddo in un appartamento di piazza Prealpi a Milano. Il suo corpo venne ritrovato a Monza, completamente a pezzi dopo essere stato gettato prima nell'acido ed in seguito in un tombino. Tre anni dopo, il 30 marzo 2012, Carlo Cosco e i suoi fratelli vennero condannati all'ergastolo. Finalmente fu fatta giustizia a Lea che ebbe il coraggio di combattere contro un qualcosa di forse troppo grande, ma le scelte da lei fatte incitano le donne a farsi valere anche in situazioni di violenze domestiche avendo sempre il coraggio di parlare e denunciare.





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