Tragedia sul Mottarone, tre uomini sotto accusa
Domenica 23 maggio il versante piemontese del lago Maggiore è stato luogo di un’atroce tragedia che ha colpito cinque famiglie
La fatalità è stata causata da un guasto della funivia Stresa-Alpino Mottarone. Vittime i quindici turisti presenti nella cabina, di cui solo uno ancora in vita. A pochi metri dalla vetta, poco prima di mezzogiorno, un acuto sibilo ha preceduto la morte dei turisti, schiantati nel vuoto dopo uno slancio di trecento metri. I primi a soccorrere sono gli uomini del personale del Soccorso alpino, seguiti dai vigili del fuoco. Cinque i corpi presenti nella cabina, otto quelli dispersi nel bosco. Trovati in vita solo i due bambini, di cinque e due anni; trasportati in elicottero all’ospedale infantile Regina Margherita in gravi condizioni. Il minore dei due è morto in serata. Per il secondo, invece, ci sono ancora speranze: il piccolo Eitan è stato salvato dall’abbraccio del padre, che lo ha preservato dalla morte.
Confermata la mancata attivazione del freno d’emergenza, la procura di Verbania ha disposto il sequestro dell’intera funivia e le accuse sono di omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. Dura da credere la versione che fa ricadere la colpa su un imprevedibile guasto dell’impianto dati i frequenti controlli effettuati prima dell’accaduto. Accertata, infatti, da un’ammissione, la responsabilità di tre uomini: Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini. Questi, infatti, hanno ammesso di aver deliberatamente deciso di non effettuare manutenzioni necessarie alla sicurezza della funivia per ragioni di carattere economico. Sabato mattina sono stati fissati gli interrogatori dei tre uomini.
Un gesto “materialmente consapevole" ha distrutto cinque famiglie. L’Italia si addolora di fronte a drammi del genere che dimostrano come per alcuni conti solo il denaro.
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