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Simone Biles: la ginnasta dai salti impossibili


Ancora una volta la ginnasta statunitense ha stupito il mondo con un'altra delle sue performance impossibili


La pluricampionessa statunitense ha eseguito un salto mai realizzato da una donna prima, un salto Yurchenko-doppio carpio, tipico del settore maschile: incorsa-rondata-flick per lanciarsi dalla tavola da volteggio e l’introduzione di figure particolarmente complesse. Questo salto è stato eseguito dalla ginnasta durante gli US Classic di Indianapolis. Durante questa competizione la Biles, che ha vinto la gara, ha fatto notare che il valore di difficoltà che viene assegnato ai suoi salti è troppo basso e che per questo, anziché essere premiata rispetto alle ginnaste che non si cimentano neanche lontanamente in esercizi così difficili, finisce con l’essere persino penalizzata. Bisogna ricordare che la Biles non è nuova a stupire con nuovi salti. Nel 2019, per esempio, è stata la prima donna al mondo a eseguire un difficilissimo doppio salto raccolto all’indietro con triplo avvitamento nell’esercizio a corpo libero, grazie al quale vinse il sesto concorso generale americano in carriera.



È l’unica ginnasta al mondo ad aver vinto cinque titoli mondiali (di cui tre consecutivi), ma è anche quella che ha portato a casa il maggior numero di medaglie.

Simone Biles è nata a Columbus il 14 marzo 1997. A 3 anni venne affidata ai nonni perché i suoi genitori avevano problemi con alcool e droga. Simone è riuscita pian piano a superare le difficoltà incontrate nei primi anni della sua vita, ma è stato grazie alla ginnastica che è riuscita a superare il dolore della separazione dai suoi genitori. La nonna, infatti, la iscrisse a un corso di ginnastica e a 6 anni l’allenatrice si rese conto che la bambina aveva un grande talento.

Inizia così la sua carriera sportiva. Nel 2011 debutta con la Nazionale statunitense e da quel momento ha portato a casa così tanti successi da aver battuto ogni record. Alle Olimpiadi di Rio 2016 è stata scelta come portabandiera per la cerimonia di chiusura dei Giochi

Nella sua carriera è riuscita in esercizi prima considerati impossibili. Ce n’è anche uno che porta il suo nome, il “Biles”: è stato ideato appositamente per lei, quando un infortunio al polpaccio le impediva di compiere altri gesti.

La ginnasta Simone Biles è simbolo della determinazione e della voglia di emergere, di distinguersi e di sollevarsi dalla previsione di una vita che poteva essere ben diversa da quella che poi sta vivendo. È molto credente: sua nonna da piccola le ha trasmesso una forte religiosità. Va a messa ogni domenica, porta sempre con sé il suo rosario e trova coraggio nella preghiera. In un'interivista ha dichiarato: «L’anno più importante della mia infanzia è il 2000, l’anno in cui sono stata adottata. Mia madre abusava di alcol e droga, era sempre fuori e dentro dalla prigione. Io ero sempre affamata e spaventata. A tre anni sono stata data in affidamento. Mi ricordo di quando mi hanno detto che sarei andata a stare con i nonni e che potevo chiamarli mamma e papà. Non ci saranno mai abbastanza parole per ringraziarli, lo farò ballando».

I suoi nonni-genitori non possono essere più orgogliosi dal momento che ha portato a casa ben 4 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Rio nella ginnastica artistica, un bronzo e una serie di altri riconoscimenti mondiali. È l’incarnazione del sogno americano: «Mi è stato dato un corpo così per un motivo e ho intenzione di usarlo» dice Simone dall’alto del suo metro e 45 per 47 chili di fibra muscolare.


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