Siamo in guerra e non lo sappiamo . . . La rivoluzione araba
La rivoluzione araba inizia in Tunisia 10 anni fa scatenando un effetto domino rivoluzionario, passando dalla Tunisia all'Egitto, arrivando in Libia e nel lontano Yemen, sconvolgendo Nord Africa e Medio Oriente. Tutto per una cosa che l'uomo ha sempre cercato di ottenere, anche più del denaro: ''La libertà''.
È il 17 dicembre 2010, ci troviamo in Tunisia quando un venditore ambulante di nome Mohammed Bouazizi, in segno di protesta per i maltrattamenti subiti dalle forze dell'ordine e per il sequestro della sua merce, si dà fuoco.
La notizia fa subito scalpore e il 27 dicembre iniziano delle vere e proprie proteste da parte dei cittadini di Tunisi caratterizzati da scontri con le forze dell'ordine. Il 13 gennaio, il presidente tunisino Ben Ali in un discorso alla televisione nazionale, promette di lasciare il potere nel 2014 e di garantire la libertà di stampa. Tuttavia il suo discorso non ha un buon riscontro e le manifestazioni continuano. Meno di un'ora dopo, dichiara lo stato di emergenza e impone il coprifuoco in tutto il paese. Il primo ministro Mohamed Ghannouchi, subito dopo, dichiara di assumere la carica di presidente ''ad interim'' fino alle elezioni. In serata viene dato l’annuncio che Ben Ali ha lasciato il Paese dopo ventiquattro anni al potere. A fine febbraio alcune decine di migliaia di manifestanti si radunarono nel centro di Tunisi per chiedere le dimissioni del governo provvisorio insediatosi dopo la cacciata di Ben Ali.
Da quando tutto ebbe inizio sono trascorsi ''10 anni'', ma tutto rimane ancora sospeso, incompleto. Siamo in guerra e non lo sappiamo... Il Medio Oriente e il Nord Africa non sono né più liberi né più democratici e nemmeno stabili politicamente, anzi sono economicamente distrutti e deboli. Tutto questo porta a chiederci se il sacrificio rivoluzionario di Mohammed Bouazizi sia stato una giusta spinta per il popolo alla ribellione. Ciò che di positivo possiamo trarre è il risveglio di un popolo oppresso dalle dittature.
Quest'immagine racchiusa nello scatto dello spagnolo Samuel Aranda è stata scattata in una moschea di Sanaa, capitale yemenita, il 15 ottobre 2011 e ha vinto il World Press Photo. Essa è diventata simbolo della rivoluzione araba: la madre che avvolge tra le braccia il figlio ferito riporta immediatamente alla memoria la pietà di Michelangelo e con la sua delicatezza dirompente racconta la lotta per la libertà dai regimi.
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