Per non dimenticare!
Oggi, 7 gennaio, si ricorda l’attacco terroristico dell’Isis ai danni della redazione di Charlie Hebdo a Parigi. Il giornale Charlie Hebdo, sin dalla sua nascita avvenuta nel 1970, è sempre stato soggetto a molte critiche a causa a volte, forse, dei suoi inopportuni modi di affrontare i vari temi della vita quotidiana, adottando l’uso della satira e creando così forti proteste nel mondo.
Il 9 febbraio 2006, il periodico francese pubblicò una serie di caricature di Maometto, causando malcontento in vari luoghi del mondo. Dopo qualche anno, nel novembre del 2011, in seguito alla vittoria del Partito Fondamentalista Islamico in Tunisia, venne bersagliata con delle molotov. Da lì, Charlie Hebdo venne costantemente monitorato dalle forze dell’ordine e, qualche mese prima dell’attentato, venne ulteriormente aumentata l’allerta anti-terrorismo in seguito a vari episodi accaduti in altri Paesi. Il 7 gennaio 2015, però, intorno alle 11:30 del mattino, due uomini armati di AK-47 entrarono negli uffici del giornale, minacciando e intimando alla disegnatrice Corinne Rey di inserire il codice per entrare nella redazione. Una volta all'interno cominciarono a sparare a raffica contro i dipendenti, causando la morte di ben dodici persone. I due attentatori in seguito si diedero alla fuga a bordo di una Citroen C3 nera. In strada si imbatterono in una volante della polizia che nel frattempo era stata avvisata e si era messa alla loro ricerca. Ad avere la meglio furono ancora gli attentatori che riuscirono ad uccidere un poliziotto che li stava inseguendo. Arrivati nei pressi della Porta de Pantin rubarono un altro veicolo abbandonando la Citroen.
Con una serie di ricerche le forze armate francesi riuscirono ad identificare i due attentatori: erano i fratelli Kouachi, supportati da un terzo individuo, Hamyd Mourad, il quale non partecipò alla sparatoria e successivamente si consegnò di sua spontanea volontà alla polizia. Dopo ininterrotte ricerche il 9 gennaio alle 8:10, le autorità circondarono il rifugio dei due terroristi e li uccisero. Il giorno seguente venne ucciso anche un altro terrorista, nella zona orientale di Parigi, si trattava di Amedy Coulibaly che, proprio il giorno seguente all’assalto alla Charlie Hebdo, armato di AK-47, pistole, mitragliatrici e giubbotto antiproiettile, attaccò una volante, uccidendo una poliziotta. Poi, intorno alle tredici, decise di barricarsi in un supermercato a est di Parigi, prendendo in ostaggio ben diciassette persone e chiedendo per il loro rilascio la liberazione dei due fratelli Koulachi. Durante la “prigionia” nel supermercato, vennero assassinati tre cittadini francesi di religione ebraica. Questo mette in evidenza come le ragioni dell’attentato furono anche di natura antisemita.
La risposta dei francesi fu immediata: l’undici gennaio, per le strade di Parigi si spiegò un corteo di oltre due milioni di persone, che espressero solidarietà alle vittime degli attentati e ai loro familiari. Secondo le autorità francesi è stata la più grande manifestazione della storia del Paese, alla quale parteciparono, isolati, anche i premier delle nazioni europee e alcuni politici come Benjamin Netanyhau e Abu Mazen. Alla manifestazione, però, non partecipò nessun membro del governo marocchino, in quanto alcuni manifestanti, durante la commemorazione, mostravano immagine ritenute irrispettose della morale islamica. Queste marce in piazza sono simbolo di unione e forza, che vogliono dettare un messaggio chiaro: Tutti uniti, contro la violenza! No al terrorismo!
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