Parto record in Marocco: a 25 anni dà alla luce nove gemelli
Fortunatamente i nove piccoli stanno tutti bene
Apprendere notizie di nascite rappresenta, soprattutto in questa fase della nostra esistenza, un lampo di tenerezza e consente con fiducia di guardare al futuro. Il futuro del nostro paese, dell’Europa, dei Paesi Occidentali non è certo da marzo del 2020, mese di inizio della crisi pandemica, roseo, non a caso in Europa si è registrata una forte contrazione delle nascite. Rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto oggi la famiglia media italiana raramente supera le quattro persone e i figli unici, nel periodo prebellico e postbellico una rarità, rappresentano una sistematica testimonianza della sua crisi.
Le radici di questa crisi sono profonde e, si legge, prevalentemente economiche. Il costo della vita quotidiana e la svalutazione del nostro potere di acquisto determinato dall’ingresso nell’euro di inizio secolo avrebbero spinto le famiglie a “risparmiare” sulle nascite per consentire una vita meno difficoltosa.
È la spiegazione che sentiamo spesso dai nostri genitori, con i nostri nonni che, rispetto a questa ricostruzione, mostrano spesso silenzioso dissenso. Ma allora come è possibile che un paese africano, certamente in una situazione più critica sotto il profilo economico sia generale che delle singole famiglie, presenti esempi del genere e il nostro, senza dubbio più attrezzato, non riesca ad uscire da uno schema di famiglia piccola? Non è che forse il valore della famiglia è stato privato del sul valore nelle gerarchie di ciò che conta per le generazioni dei nostri genitori? Non credo sia così.
Oggi il ruolo della donna è profondamente mutato. Prima la donna era relegata in una condizione strettamente familiare e, quindi, vi erano maggiori possibilità di effettiva “crescita controllata” dei figli che erano generati con maggiore facilità. Oggi la società è donna e questo comporta senza dubbio una maggiore criticità nella gestione di una discendenza numerosa pur ricorrendo a figure di supporto come nonni e babysitter. Le donne hanno lavori spesso che le impegnano per intere giornate e solo la sera possono abbracciare i figli donando qualità in luogo semmai della quantità di un tempo.
È la nostra una società diversa che impone determinate limitazioni che banalmente vengono ricondotte a ragioni esclusivamente economiche. Il riscatto del sesso femminile doveva necessariamente comportare delle mutazioni nell’organizzazione della famiglia e l’uomo, per quanto voglia riciclarsi, è naturalmente destinato a cedere il passo alla maggiore perizia femminile. E di questo poi, come mi racconta mio padre, raramente si tiene conto nel mondo del lavoro nel quale le donne sono costrette a combattere in condizione di diseguaglianza rispetto agli uomini con apparenti riconoscimenti di loro diritti il cui esercizio spesso comporta conseguenze negative nella loro carriera. A volte a pranzo papà racconta delle sue colleghe mamme lodandole per la loro capacità di coniugare vita e lavoro e considerandole “più brave” nel riuscire a portare avanti con dedizione il loro lavoro e far comunque sorridere i figli ai quali, come accennavo, donano la qualità del loro affetto. Quei figli sanno che la mamma fa sacrifici anche per loro e le vogliono bene anche per questo.
La mia famiglia è diversa e, secondo me, sotto questo aspetto, fortunata. Mamma è a casa ed è un inestimabile vantaggio per me e mio fratello. È un punto di riferimento, sappiamo che è lì per noi e non andrà via mai. Ogni difficoltà, ogni momento difficile, ogni asperità nello studio, nello sport, nella organizzazione della giornata sono risolti con lei al fianco e con il privilegio, quindi, di non dover cercare, di doversi guardare attorno, di dover aspettare. Mio fratello ed io sappiamo di essere più fortunati di tanti altri ragazzi e questa fortuna ci spinge a fare di più e meglio per rispetto a chi invece con maggiori sacrifici personali costruisce il proprio futuro.
Dovranno fare così sicuramente queste nove gemellini, sono tanti e ci vorrà impegno, organizzazione e tanta responsabilità. La famiglia è sempre famiglia, con uno o dieci figli, e pure senza figli, tanto per rimanere nell’attualità della nostra cronaca. Basta volersi bene….
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