Notti di quarantena
Aggiornamento: 9 lug 2022
Racconto di Chiara Sparacino
Fin da bambini si è sempre stati abituati ad aver paura della notte e di tutto ciò che essa arrecasse. A cinque anni corri in lacrime dalla mamma a causa di un brutto sogno, a dieci reprimi la paura perché ormai sei grande e coraggiosa, a quindici ti ritrovi in un bagno col viso pieno di lacrime a pensare che l’unica cosa di cui hai realmente paura, in fondo, sei semplicemente tu. Tutte quelle parole, quegli sbagli e quelle insicurezze che ti tormentano da anni, ritornano lì, quando quella solida corazza viene trafitta da un’affilata lancia ed inizia a cedere, quando la forza di cui cerchi di essere padrona ogni giorno ti abbandona e il tuo cuore inizia a diventare pesante. Lo so che tutti voi conoscete questa sensazione: c’è chi ci convive da anni, chi a causa della quarantena ha iniziato da poco a fare i conti con sé stesso e chi invece cerca di ignorarlo, come si fa con lo studio per un’imminente verifica. Molte persone paragonano queste situazioni a momenti di sfogo e forse è vero, in una piccola parte, o forse non lo è. Uno, due, dieci, venti, trenta; il tempo passa e tu rimani lì, pietrificata, le gambe tremano, le mani sudano, gli occhi lacrimano, il respiro diventa sempre più pesante e il dolore prende il sopravvento. L’unica cosa che riesci a fare è soffrire e renderti conto per quanto tempo tu l’abbia fatto senza realmente accorgertene. Inizi ad avere paura, non del buio ormai divenuto padrone della stanza, ma di quello che sei, di quello che provi e del modo in cui il tuo corpo, ormai saturo, si sta liberando del dolore. A stento ti alzi, premi l’interruttore, l’oscurità lascia posto alla luce, ti guardi allo specchio e provi vergogna. Vergogna per essere riuscita a farti ridurre in quel modo, vergogna per non esserti messa al primo posto, vergogna per non essere riuscita ad essere la persona tanto forte che cerchi di essere e vergogna per non essere riuscita a chiedere conforto a chi vorrebbe che tu lo facessi. Giri la manopola del rubinetto, il rumore dell’acqua offusca i tuoi pensieri e l’acqua gelida ottura quella crepa nell’ armatura. Ti guardi allo specchio, il peggio è passato, apri la porta, esci dal bagno e corri al buio verso la tua stanza, perché in fondo si sa no? È quello a far realmente paura.
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