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Maxi processo di Palermo: la mafia viene decapitata in diretta nazionale

Il maxiprocesso di Palermo è stato il processo organizzato contro la mafia più grande della storia: 474 imputati tra cui i boss Pippo Calò, Michele Greco e Luciano Liggio, oltre 900 testimoni, 180 difensori, 600 giornalisti, 2 pubblici ministeri, 2 presidenti, 2 giudici a latere e 16 giudici popolari. Il maxiprocesso fu svolto all'interno dell'aula bunker accanto al carcere dell'Ucciardone, costruita appositamente per un processo destinato ad ospitare un numero anomalo di imputati. Ogni cella, protetta da vetri antiproiettile e da agenti incaricati di sorvegliare gli imputati, poteva ospitare fino a 20 detenuti, mentre sul lato opposto erano collocati la giuria ed il giudice a latere.

Le indagini furono svolte da Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e Giovanni Falcone, che costituivano il famoso Pool antimafia. Ulteriore elemento di forza del maxiprocesso, oltre all’accentramento delle indagini in un gruppo di magistrati specializzati, fu l’utilizzo dei pentiti. La testimonianza di Tommaso Buscetta è stata fondamentale per capire come la mafia si divideva il territorio siciliano ed le guerre al suo interno.

Durante lo svolgimento del processo i boss fecero di tutto per tentare di perdere tempo, ma ogni tentativo fu vano, in quanto il processo arrivò al termine e dopo 35 giorni di camera di consiglio si concluse. L'esito fu il seguente: 346 condanne di cui 19 ergastoli, 114 assoluzioni, 2665 anni di galera e fino a 11,5 miliardi di lire di multe. Le condanne vennero tutte confermate in Cassazione. Successivamente molte delle assoluzioni vennero annullate con la disposizione di un nuovo giudizio.




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