Lo specchio delle paure
Racconto di Caterina Montella
Caro specchio,
sono sempre io, oggi sono qui per parlarti delle mie paure. Sai quelle che nascono quando ti guardo, quelle con cui convivo, quelle da cui mi nascondo. Ho sempre avuto molte paure nella mia vita e tu lo sai, quando passo ore a guardarti, osservandomi, cercando di curare ogni dettaglio per stare più tranquilla con me stessa, tranquillità che non ho mai, perché ho paura, ho la costante paura di non essere abbastanza, di essere fuori posto.
Si dice ci sia un evento che fa scaturire il tutto, che fa nascere la paura e io l'ho avuto, anzi, li ho avuti, non c'è mai un singolo fattore, sono tanti episodi messi insieme: partendo dall'essere esclusa per come mi vestivo, ai commenti sul mio aspetto fisico e concludendo con sguardi, quegli sguardi che fanno più male di mille coltellate nel petto, come una secchiata di acqua fredda, gli sguardi che ti giudicano, ti guardano con così tanta convinzione di sapere chi sei, ti etichettano senza conoscerti e sono così convincenti che inizi a crederci anche tu, inizi a credere di non essere nessuno, di essere troppo grassa o troppo magra, troppo alta o troppo bassa, troppo brutta o addirittura troppo bella… e lì inizia il tuo calvario, lì inizia la tua paura.
Forse è per questo che non riesco a smettere di desiderare di essere diversa, mi sento sbagliata in un mondo in cui nessuno sa veramente cosa vuole, che non sa cosa è giusto o cosa è sbagliato, non sa cosa è bello o cosa è brutto; vivo in un mondo di indecisi, un mondo di incerti e nonostante ciò mi sento sbagliata. Sbagliata in cosa? Mi chiederai, come tutto il mondo in cui vivo ti dirò che non lo so, non so perché quando ti guardo vorrei solo eliminare ciò che vedo, non so perché ormai non sento più nulla oltre il suono della mia paura e dei miei problemi che sembrano urlare a squarciagola da anni, per farmi ricordare che loro esistono e io non posso allontanarli, non posso eliminarli, loro ci saranno sempre, come dovrebbe fare un amico …
Ci saranno sempre. Loro che mi hanno insegnato a vivere, a soffrire e non abbattermi, perché non mi hanno insegnato ad amarli? Perché non mi hanno insegnato a superarli?
Non faccio altro che chiedermelo e ho paura di non farcela se loro non me lo consentono, se io non me lo consento.
Tu che specchi la mia anima, tu l'unico a dirmi la verità e a mostrarmi ciò che sono e la paura che ciò che vedo non è ciò che vorrei.
Un saluto, Kat.
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