Libertà negata a Patrick Zaki
Non sono servite le 157mila firme raccolte da Amnesty International e le richieste di conferimento della cittadinanza italiana onoraria da parte di molti comuni dell'Emilia Romagna e non solo: la Corte d’Assise del Cairo ha prolungato la detenzione di Patrick Zaki, il ricercatore bolognese di origine egiziana, di altri 45 giorni. La sentenza di condanna, inoltre, come riferito dal suo rappresentante legale, Hoda Nasrallah, ha respinto la richiesta degli avvocati della difesa di nominare nuovi giudici. Salgono così a 15 mesi e mezzo i giorni di detenzione arbitraria che il giovane studente sta scontando nella prigione di Tora, alla periferia del Cairo, da quando il 7 febbraio 2020 è stato arrestato con l'accusa di propaganda sovversiva e di istigazione al terrorismo per la quale rischia una condanna a 25 anni di carcere. In realtà, Patrick, come Giulio Regeni, è un attivista dei diritti umani e come lui ha avuto il coraggio di denunciare soprusi ed ingiustizie, per questo sta subendo innumerevoli torture oltre che la privazione della libertà senza accuse ufficiali e soprattutto senza un regolare processo.
È stato inoltre riferito che durante l’udienza, tenutasi ieri, la polizia ha impedito l’ingresso ai diplomatici presenti di Italia, Francia, Canada e Stati Uniti nonostante avessero il permesso della Corte. Questa è la strategia che il regime di Al-Sisi ha scelto contro veri o presunti oppositori e contro attivisti e giornalisti “scomodi”.
Amnesty International, che tiene molto alla libertà del giovane studente e alla sua salute fisica e mentale, non intende arrendersi e chiede con insistenza una reazione forte da parte delle forze istituzionali: “Vorremmo che il Governo italiano facesse subito una cosa, perché può farla subito: convocare l’ambasciatore egiziano a Roma per esprimere tutto lo sconcerto per questo accanimento e chiedere che sia rilasciato”. Inoltre, in questi ultimi due mesi la famiglia di Zaki ha ricevuto pochissime lettere dal figlio. Ben evidente è la sofferenza di Patrick per le torture subite e grande la preoccupazione di tutti per le sue condizioni di salute. Urge, quindi, che sia fatta presto giustizia e che la tutela dei diritti umani venga garantita a tutti quelli che come Patrik lottano per l'uguaglianza civile.
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