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La storia di un eroe: Giancarlo Siani

Per la "Giornata in onore delle vittime della mafia" vogliamo parlare di un eroe che ha lottato contro la criminalità organizzata: Giancarlo Siani

di Andrea Savarese e Giorgia Sessa


Giancarlo Siani, appartenente a una famiglia della media borghesia di Napoli, nacque il 19 settembre 1959 nel quartiere Vomero. Dopo aver frequentato la scuola superiore, si iscrisse a Sociologia all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Molto giovane iniziò a collaborare con alcuni giornali napoletani, dimostrando un vivo interesse per le fasce sociali più disagiate e la criminalità organizzata.

Dopo essersi fatto notare in diversi convegni sulla libertà di stampa, a Torre Annunziata riuscì a occuparsi principalmente di cronaca nera, quindi di camorra, studiando i movimenti e le azioni delle famiglie camorristiche che controllavano il comune. Proprio in questo periodo, iniziò a cooperare con l'Osservatorio sulla Camorra, il cui capo era Amato Lamberti. Lavorando per Il Mattino Siani ricercò molte informazioni sul mondo della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e criminalità organizzata. Giancarlo, adopo aver raccolto molte notizie sugli affari della camorra, iniziò a presentare denunce ed a seguire numerose inchieste. Scavò sempre più in profondità a tal punto da arrivare a scoprire come i boss facevano affari. Inconsapevole del rischio a cui andava incontro, Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina e il clan Bardellino, di voler vendere alla polizia il boss Valentino Gionta per porre fine alla guerra tra famiglie.

A causa di queste informazioni ottenute da un suo amico carabiniere, il giornalista finì in un vicolo cieco: la camorra decise di sbarazzarsi di lui perché nell'articolo Siani rivelò che l'arresto del boss Valentino Gionta era stato reso possibile da una soffiata che gli esponenti del Club Nuvoletta avevano fatto ai carabinieri. Il boss, infatti, fu arrestato subito dopo aver abbandonato la tenuta del boss Lorenzo Nuvoletta a Marano di Napoli. Successivamente si scoprì che l'arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio Bardellino, affinché non scoppiasse una guerra tra le famiglie camorristiche. L'articolo suscitò la rabbia dei fratelli Nuvoletta che fecero la figura dei traditori davanti alle altre famiglie criminali partenopee: infatti, da quanto scritto da Siani, sembrava che i Nuvoletta fossero andati contro il codice degli uomini d'onore della mafia, collaborando con la polizia. Così nel ferragosto del 1985 i fratelli Nuvoletta decisero di assassinare Siani, il quale doveva essere ucciso lontano da Torre Annunziata per sviare le inchieste della polizia. Il 23 settembre 1985, verso le 20:30, Giancarlo era sotto casa sua, a pochi passi da piazza Leonardo, nel quartiere dell'Arenella. Mentre sedeva ancora in auto, fu colpito dieci volte alla testa coi colpi di due pistole. Gli assassini scapparono in moto, ma il 15 aprile del 1997, dopo numerose indagini, i mandanti dell'omicidio insieme agli esecutori vennero condannati all'ergastolo.

Giancarlo Siani è stato un vero e proprio eroe perché, a differenza di molti, ha avuto il coraggio di rompere il silenzio frutto di collaborazioni disgustose tra la politica e la criminalità organizzata. Il suo intento era quello di "pulire" Napoli e l'Italia per il bene di tutti. Purtroppo nel nostro mondo il bene perde spesso, ma, se lotteremo tutti insieme, avremo la nostra rivincita, sconfiggendo una volta per tutte questo maledetto nemico.


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