La storia della famiglia Cervi: ''Lotta al fascismo ''

I Cervi furono una famiglia antifascista che, con il trascorrere del tempo, ebbe sempre più stretti contatti con il movimento antifascista, così che, già dall’inizio della guerra, la loro casa divenne un riparo per i prigionieri alleati fuggiti dai campi di detenzione. Alla caduta del fascismo nel luglio del '43 la famiglia Cervi organizzò una grande festa, offrendo cibo a tutta la popolazione sull’aia della casa. Nei pentoloni vennero, infatti, cotti dieci quintali di pasta e ai Campi Rossi giunsero a mangiare vicini, parenti, amici, paesani ...

La popolarità dei Cervi aveva ormai superato ogni confine, ma con l’arrivo dei nazisti in Emilia il padre venne arrestato e la loro cantina ed il loro fienile divennero depositi per le armi dei partigiani che si recavano in montagna. I fascisti, venuti a conoscenza di tutto, rasero al suolo la loro casa, condannarono i fratelli Cervi alla morte che avvenne il 28 dicembre del '43 al poligono di Reggio Emilia. In tutto ciò il padre dei ragazzi era ancora in cella e non aveva la più pallida idea di quanto fosse accaduto ai propri figli.

Nell’immediato dopoguerra, il Presidente della Repubblica appuntò sul petto del vecchio padre sette Medaglie d’Argento, simbolo del sacrificio dei suoi figli. Papà Cervi viaggiò in mezzo mondo, rappresentando la Resistenza italiana, partecipando alle grandi manifestazioni politiche, partigiane ed antifasciste. Morì a 94 anni il 27 marzo 1970, salutato ai suoi funerali da oltre 200.000 persone.

La casa del Cervi ad oggi è uno straordinario museo della storia dell’agricoltura, dell’antifascismo e della forza di milioni di persone che hanno resistito portando avanti i propri diritti ed ideali nonostante le numerose persecuzioni.