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michellegiliberti4

La speranza nella rinascita: la prima premier donna tunisina

Aria di cambiamento in un periodo non poco critico per il mondo arabo


La neopremier tunisina, nonché prima donna in un paese arabo a ricoprire questa carica, ha alle spalle una lunga esperienza accademica e nella ricerca, in particolare nel settore della valutazione sismica e della gestione delle eventuali catastrofi. Attualmente è responsabile dell’attuazione del programma finanziato dalla Banca mondiale che dà aiuto alla riforma dell’istruzione superiore in corso in Tunisia. Il suo nome è Najla Bouden Romdhane ed è stata incaricata dal Presidente tunisino Kaies Saied di formare un nuovo governo con due obbiettivi principali: la lotta alla corruzione e restituire al parlamento il potere ormai espropriato da forze terroristiche e estremiste.

Queste, le sue parole, dopo la nomina ufficiale: «Sono onorata di essere la prima donna a occupare la posizione di primo ministro in Tunisia - scrive su Twitter Romdhane - lavorerò per formare un governo coerente che affronti le difficoltà economiche del Paese e che combatta la corruzione e risponda alle richieste dei tunisini».



Nonostante la bella notizia e la speranza che questa donna sta dando ai cittadini tunisini e non solo, ci sono, però, numerose perplessità causate da un importante evento. Meno di una settimana fa, infatti, il presidente Saïed ha preso le redini del paese facendo temere che in Tunisia stesse per tornare la dittatura; negli ultimi mesi, infatti, il capo dello Stato ha rimosso l’esecutivo in carica togliendo potere al Parlamento tanto che ora non si riesce nemmeno a comprendere come si formerà il nuovo governo con Bouden visto che, per ora, il Parlamento non ha la possibilità di avere voce in capitolo.

Quanto accaduto farebbe pensare che la decisione di nominare la prima premier donna nella storia tunisina sia da considerare ad opinione di molti una concessione solo apparente messa in atto da Saïed per mantenere in realtà il potere ben saldo nelle sue mani.

Ci impegniamo, però, a tenere ancora accesa la speranza affinché la nomina di Najla Bouden Romdhane possa essere una vera e propria rivoluzione.



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