La ricerca della verità non si ferma

Sospesa l'udienza del processo per l'omicidio di Giulio Regeni

Ennesimo atto di prepotenza e di ingiustizia compiuto dal governo egiziano. E’ stato, infatti, bloccato il processo ai quattro agenti della security egiziana accusati del sequestro e della morte del giovane ventottenne Giulio Regeni. La Corte d’Assise di Roma, dopo sette ore di camera di consiglio, ha deciso restituire gli atti al giudice dell’udienza preliminare sul presupposto che gli imputati non siano effettivamente a conoscenza del processo a loro carico e della volontaria sottrazione al procedimento visto che all’udienza preliminare non erano presenti in aula.

Ancora una volta Il Governo egiziano è rimasto inerte di fronte alle richieste del Ministero della Giustizia e ai tanti appelli internazionali di fornire indicazioni sui dati anagrafici e sul domicilio al quale recapitare gli atti del procedimento per cui di fatto gli imputati non sono stati raggiunti da alcun atto ufficiale. Gli atti del processo dunque tornano al giudice preliminare che dovrà tentare di nuovo di notificare agli imputati il procedimento a loro carico per poterli rinviare successivamente a giudizio. La notizia è stata appresa con stupore e amarezza da parte della famiglia di Giulio che, sebbene molto delusa, ha ribadito ancora una volta la ferma decisione di voler ottenere giustizia dopo cinque anni e mezzo e che non si arrenderà soprattutto ora che la Presidenza del Consiglio ha deciso di costituirsi parte civile. "Averla al nostro fianco – hanno affermato dopo l’ascolto della decisione della Corte - rende evidente che è interesse e diritto dello Stato italiano e di tutti i cittadini arrivare alla verità". Parole coraggiose pronunciate con la convinzione che presto la loro pretesa a vedere puniti i responsabili del sequestro, delle torture e morte del proprio figlio sarà soddisfatta.