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L'Olimpiade dell'incertezza


L'Olimpiade all'epoca della pandemia: l'Olimpiade dell'incertezza di Tokyo 2020

La pandemia da Covid-19 dal gennaio del 2020 ha messo il pianeta in ginocchio, causando restrizioni severissime in tutto il pianeta, in particolare nell’aspetto della convivialità che è un tratto distintivo del mondo moderno. Gli ultimi decenni sono stati, infatti, quelli della globalizzazione, ovvero la capacità di diffusione di persone, di oggetti e di culture. Nemmeno le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno avuto il sopravvento sulle restrizioni della pandemia da nuovo Coronavirus. Solo le guerre mondiali da quando esistono le Olimpiadi Moderne erano riuscite ad annullare le Olimpiadi. Per coincidenza le Olimpiadi del 1940, che si sarebbero dovute svolgere anche esse a Tokyo furono annullate causa conflitto mondiale.

Per nostra fortuna le Olimpiadi di Tokyo 2020 non sono state annullate ma semplicemente rimandate di un anno, appena nel 2020 ci si è resi conto che la pandemia avrebbe impedito un corretto svolgimento anche delle gare preparatorie alle stesse gare olimpiche. Stessa sorte è toccata al mondo del calcio che ha spostato l’Europeo del 2020 poi vinto dalla nazionale di calcio italiana.

Per motivi commerciali il nome delle Olimpiadi è rimasto immutato. Oltre ad essere state posticipate, le Olimpiadi si stanno svolgendo in modo anomalo. La paura del governo giapponese e degli organizzatori delle olimpiadi è che l’evento globale di Tokyo possa diventare occasione di superdiffusione delle varianti del virus. In pratica atleti che vengono da tutto il mondo e poi ci ritornano possono veicolare il virus e fungere da “untori” verso quei paesi dove il Covid fortunatamente ha causato meno danni.

La prima limitazione è stata l’assenza di pubblico; gli atleti gareggiano in un clima surreale senza canti né spettatori che possano tifare per loro. La vita degli atleti è limitata da continui tamponi e procedure con anche un periodo di isolamento prima delle gare. Inoltre gli stessi sportivi hanno dovuto consentire il controllo dei telefoni cellulari per tracciare i loro spostamenti: qualora uno di essi risultasse positivo, verrà impedita la partecipazione alla propria gara. Tutto questo in un paese, il Giappone, dove il Covid non ha causato un numero di morti elevatissimo e dove la percentuale dei vaccinati è molto bassa, si calcola che meno di uno su cinque adulti in Giappone sia vaccinato.

Oltre agli atleti, giornalisti, allenatori ed altre persone che si muovono intorno ad un evento così importante sono a rischio di contrarre il virus, le sue varianti e la loro diffusione.


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