L'impatto del Covid sul lavoro: percentuali allarmanti, a pagarne le conseguenze sono le donne
I dati riportati recentemente dall'Istat parlano chiaro: su 101mila persone che hanno perso il posto di lavoro a dicembre, il 98% di questi individui sono donne. A pagare il prezzo della crisi dovuta dalla pandemia sono infatti le donne, in particolare le lavoratrici autonome e precarie. Ciò avviene perché esse sono impiegate molto di più rispetto agli uomini in lavori dove è più facile licenziare, come ad esempio i lavori domestici, babysitter, badanti, tutte mansioni ferme a causa dell'impossibilità nello svolgerle in smart working. Il calo c'è stato già alla fine del lockdown ad inizio estate ed è proseguito man mano peggiorando fino ad oggi.
C'è da dire che la pandemia sta agendo a livello non solo italiano ma globale, infatti le disparità di genere nel mondo del lavoro erano una criticità già prima dell’emergenza sanitaria. In Italia non solo c'è un'evidente differenza tra lo stipendio annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini, ma anche un problema di occupazione femminile. Il Censis fino all’inizio del 2020 constatava che le donne rappresentano circa il 42% degli occupati complessivi del paese e il tasso di attività femminile era del 56% circa, mentre il 75% era appannaggio degli uomini.
A proposito di ciò la vicepresidente della camera (ANSA) ha affermato in un'intervista: "Bisogna assolutamente invertire la rotta, poiché questo crollo potrebbe prolungarsi anche in futuro. Abbiamo bisogno di un Governo forte e stabile per risolvere le problematiche che preoccupano la nostra società, partendo appunto dalla disparità di genere, fenomeno ancora troppo diffuso."
Non posso che augurarmi che questa situazione migliori al più presto sia per l'aspetto sociale che per quello economico.
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