Jan Palach: una speranza nel cielo di Praga
Jan Palach è stato un patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese. Era iscritto alla facoltà di filosofia dell’Università Carlo IV di Praga e assistette con interesse alla stagione riformista del suo paese, chiamata Primavera di Praga. La Cecoslovacchia in questo periodo era sottoposta al controllo dell’Unione Sovietica. Questo tentativo di cambiamento, però, fu represso militarmente dalle truppe dell’Unione Sovietica e degli altri paesi che aderivano al Patto di Varsavia.
Palach, appoggiato da altri amici, decise di esprimere il suo dissenso attraverso una scelta estrema: immolare la propria vita suicidandosi. Il 16 gennaio 1968, nel tardo pomeriggio, il giovane si recò in piazza San Vencesla, si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Nella tasca del suo cappotto venne trovata una lettera nella quale Jan aveva scritto: ”La richiesta principale è l’abolizione della censura, se questa richiesta non sarà rispettata entro cinque giorni, vale a dire entro il 21 gennaio 1969, e se la gente non dimostrerà appoggio alla nostra nazione, altre torce umane mi seguiranno”. Nei giorni successivi fecero lo stesso gesto altri ragazzi: Josef Hlavaty, Jan Zajic ed Evzen Plocek.
Jan Palach morì dopo tre giorni di agonia, il 19 gennaio 1969, in seguito alle complicazioni dovute alle ustioni riportate ma prima riuscirà a dire ai medici d’aver preso esempio dai monaci buddhisti del Vietnam Al suo funerale, tenutosi il 25 gennaio, parteciparono 600.000 persone, provenienti da tutto il paese. Il feretro venne esposto nel cortile dell’Università Carolina, in tutta la città sventolarono le bandiere nere ed i giovani si diedero il cambio nel reggere un drappo nero e la bandiera cecoslovacca. Nonostante questo le autorità non consentirono la sua sepoltura nel cimitero degli eroi nazionali.
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