Giorno del ricordo
I massacri delle foibe, ai danni degli italiani, sono avvenuti durante la seconda guerra mondiale e durante il dopoguerra, tra il 1943 ed il 1947, ad opera dei partigiani jugoslavi dell'OZNA. Le foibe sono grandi caverne verticali della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell'Istria, dove venivano buttati i corpi di vittime, spesso ancora vive. Molti tra gli italiani fascisti e semplici civili vennero deportati nei campi di concentramento sloveni e croati dove la maggior parte morì.
Le origini storiche di questo eccidio sono da ritrovare alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando, con la linea Wilson il confine tra la Jugoslavia e l'Italia venne delineato a favore dell'Italia: una parte consistente dell'Istria andò all'Italia. Il rancore per questa sottrazione portò ad una crescente violenza che cominciò già dai primi anni della Seconda Guerra Mondiale e proseguì, sempre con maggiore cruenza, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi. Nel 1945 l'esercito jugoslavo, guidato da Tito, si diresse verso quelle zone e il popolo italiano inizialmente considerò questi soldati dei salvatori, come erano stati gli americani. Subito, però, fu chiaro che la realtà era differente, infatti, Tito, con il suo esercito, occupò Trieste e l'Isria. Gli italiani fuggirono e quelli che non ci riuscirono furono, appunto, buttati nelle foibe o deportati fino a quando l'esercito jugoslavo non ottenne le province di Zara, Fiume, Pola e altri territori con il trattato di Parigi, il 10 febbraio 1947. L'Italia riebbe solo Trieste e solamente nel 1954. Si stima che le vittime delle Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila. Proprio il 10 febbraio è stato istituito come il "Giorno del ricordo" per non dimenticare un eccidio feroce e per molto tempo non reso noto.
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