Don Pino Puglisi, il sacerdote che combatteva la mafia con l’amore
Nella Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie ricordiamo il sacerdote Pino Puglisi
di Benedetta Vitolo e Zoe Voci
Giuseppe (Pino) Puglisi nasce a Palermo il 15 settembre 1937 da una famiglia modesta, ma con forti valori. Nel 1960, al termine del percorso in seminario, diventa prete. Nel 1967 inizia il suo incarico come cappellano presso l’orfanotrofio “Roosevelt” dell’Addatura e, per la prima volta, si approccia ai bambini e ai loro bisogni.
Don Pino, dal ’70 al ’78, è parroco in un piccolo paesino vicino Palermo, Godrano. Questa è una realtà difficile per via delle faide che coinvolgono le famiglie in episodi violenti. Don Pino è determinato a cambiare la situazione e, con la sua opera evangelica, riesce a scuotere gli animi degli abitanti, indirizzandoli verso comportamenti più corretti.
Nel 1990 viene nominato parroco nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio, il suo quartiere natale. La mafia ha il controllo del territorio e don Pino Puglisi fa diventare la lotta alla criminalità organizzata la sua missione di vita. Attraverso le sue parole, rivolte soprattutto ai bambini, cerca di instaurare nelle loro menti ideali diversi rispetto a quelli con cui sono cresciuti, ovvero violenza e corruzione. Don Pino, nonostante si confronti quotidianamente con i mafiosi, non li teme e, durante le celebrazioni, gli si rivolge direttamente senza mai abbassare lo sguardo. Il suo scopo non è sfidarli, ma convertirli tramite gli insegnamenti del Signore. La sua missione principale rimane tuttavia salvare i giovani, per donare loro un futuro radioso, privo dell’influenza delle mafie.
Il 29 gennaio viene inaugurato il centro Padre Nostro, dove Puglisi offre a tutti beni essenziali come vestiti, generi alimentari e supporto legale e psicologico. La mafia non approva l’iniziativa e il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, Pino Puglisi viene ucciso da due colpi di pistola alla nuca, davanti al portone di casa. Don Pino Puglisi non è morto invano, la sua opera ha, infatti, invogliato molte persone a non rimanere in silenzio di fronte ai fenomeni mafiosi. Anche la Chiesa ha riconosciuto il suo impegno per la comunità, proclamandolo beato.
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