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DAD: sfiorata la tragedia

Un brivido lungo la schiena. E’ la sensazione legata alla lettura della notizia di cronaca sul salvataggio di un piccolo di tre anni operato da uno studente, Simone, che, mentre, in didattica a distanza, si stava preparando ad affrontare l'interrogazione di storia, era stato chiamato dalla vicina di casa per aiutare il nipotino. Simone si era precipitato nella casa accanto alla sua e, scorto il piccolo ormai cianotico, con una brillante esecuzione della manovra di Heimlich gli salvava la vita.

Un brivido lungo la schiena pensando prima di tutto alla piccola vita. Al rischio che ha corso. Allo stupore innocente provato di fronte ad una sensazione inafferrabile a tre anni. Sbagliata. La sensazione della morte. Un brivido pensando a quella nonna. Al suo terrore. Alla perdita di controllo e alla fuga alla ricerca di aiuto. Alla responsabilità per la custodia dell’amato nipotino. A tutta la sua vita che deve esserle passata davanti.

Un brivido pensando a Simone. A quello che ha visto, alla oscena presentazione di quella immagine. Alla sua freddezza. Alla sua capacità di non farsi assalire dal panico e, quindi, alla sua bravura nella scelta. Una scelta vincente.

Un brivido pensando alla concatenazione causale degli eventi nella vita di ognuno di noi; come il nostro destino, le nostre prospettive, gli affidamenti sul futuro, le nostre programmazioni possono cambiare radicalmente nel tempo di un battito di ciglia. Il brivido collegato agli effetti persino benefici che una tragedia dalle proporzioni mondiali può rilasciare nei rivoli più nascosti dell’esistenza umana. Le storie degli eroismi durante la seconda guerra mondiale da parte, ad esempio, di uomini e donne tedesche che hanno sfidato il loro regime e hanno messo a rischio la propria vita, spesso perdendola, per salvare numerosi ebrei. Storie spesso dimenticate, sconosciute. Uomini e donne che non sarebbero mai stati eroi senza aver vissuto quella storia; uomini e donne che non avrebbero mai provato la gratitudine nei confronti di altri esseri umani, quale sentimento autentico ed infinito, senza aver vissuto quella tragedia.

E qui, senza le centinaia di migliaia di morti della pandemia mondiale, senza le protezioni del coronavirus tra le quali, senza dubbio, anche la criticata didattica a distanza, oggi forse quel bimbo di tre anni sarebbe un angelo e la vita di un intero nucleo familiare sarebbe stata distrutta. E invece nei rivoli della tragedia si staglia in tutta la sua fulgida bellezza il gesto di Simone - relegato in casa da un periodo storico che gli sta prosciugando la giovinezza, gli sta togliendo la possibilità di vivere nuove esperienze, gli sta seccando la gioia di vivere, gli impedisce le relazioni - che imperiosamente salva una vita umana.

E tutto ciò che prima mancava diventa sfondo indistinto di fronte a ciò che gli resterà per sempre scolpito nella memoria: quel viso cianotico che riprende il roseo colore della vita. Come un giorno, presto, farà il mondo, liberatosi dal giogo mortale del virus.




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