Cinquecento edicole votive e cento murales dedicati alla criminalità
La città di Napoli è conosciuta per i suoi monumenti, per la sua stupenda storia ed anche per il suo magnifico cibo. Purtroppo nasconde altre sfaccettature che sono, ahimè, altrettanto note e ne mostrano il lato negativo. Forte nella città è, ad esempio, la Camorra, una associazione mafiosa di poche persone che cercano di arricchirsi ed avere potere con mezzi non leciti. Significativo è il suo ruolo nei quartieri spagnoli che, di giorno, sono il centro del commercio e del turismo di Napoli, meta di milioni di turisti che ne ammirano la storia e gli stupendi presepi, ma di notte, purtroppo, le stesse viuzze sono da sempre ostaggio della criminalità. Anni fa lo spaccio di sigarette di contrabbando, oggi quello della droga ne fanno un mercato dove le leggi dello stato non sono più rispettate ma vige la legge del più prepotente.
Percorrendo queste vie alcuni anni fa fui attratto da alcune piccolissime vetrine chiuse, dove erano conservate foto di persone accanto a quelle di santi, come Padre Pio, la Madonna, san Gennaro e la madonna del Carmelo a Napoli molto venerati. I miei parenti mi raccontarono che si chiamano “edicole votive”, veri e propri simboli dove le persone del quartiere depositano fiori, lumini e candele e dove spesso si raccolgono per ricordare quei morti o addirittura festeggiare avvenimenti che ritengono "positivi" quali la scarcerazione di un parente oppure l’arrivo di una grossa partita di droga. La storia che più mi ha rattristato è quella di Annalisa Durante, ragazza di quattordici anni uccisa nel quartiere Forcella durante uno scontro tra due clan di Napoli.
La ragazza incolpevole fu raggiunta ed uccisa da un proiettile “vagante” destinato a qualcun altro.
Per ricordare la memoria di questa ragazza è stata affissa una sua foto dove qualcuno lascia qualche raro fiore, ma nelle sue vicinanze esiste anche l' “edicola” votiva del camorrista che fu condannato a 20 anni per la sua morte. Ho capito, così, che le foto di questi malviventi, alcuni dei quali sono morti, altri che hanno compiuto efferati azioni, hanno un rispetto dalle persone di quei quartieri ben superiore alla ragazza indifesa ed incolpevole che hanno ucciso.
Ad esempio vi sono edicole votive dedicate a Luigi Giuliano che veniva chiamato anche “il re di Forcella” o anche la cappella dedicata ad Emanuele Sibillo (ES17), chiamato con l’abbreviazione che oggi si usa per i campioni del calcio. Questo ragazzo poco più che maggiorenne era a capo di una banda di giovani camorristi che volevano spodestare i più esperti e furono chiamati “la paranza dei bambini”.
Le cappelle votive sono state inventate da Gregorio Rocco nel 1700 per illuminare e rallegrare le buie vie di Napoli e, per mezzo della luce, scoraggiare i ladri che avrebbero voluto rubare in quel luogo. Con il passare degli anni sono diventate una vera e propria forma d’arte e ne sono sorte tantissime fino a caratterizzare tutti i quartieri di Napoli. Negli ultimi anni, però, stanno diventando il simbolo di quanto la camorra sia forte e quanto voglia mostrare il proprio potere alla popolazione. Da alcuni mesi le forze dell’ordine stanno indagando su questi tabernacoli e stanno eliminando murales e simboli legati alle associazioni criminali del territorio. Infatti la procura di Napoli sta cercando, ogni anno di più, di sconfiggere la camorra e di garantire il rispetto delle leggi.
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