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Antonio Segni: III Presidente della Repubblica

Antonio Segni, uomo d’altra generazione

Antonio Segni viene ricordato come uno dei fondatori della Democrazia cristiana, nelle cui liste fu eletto Deputato all'Assemblea Costituente, ministro, e Presidente del Consiglio dei ministri.

Grande giurista, fu eletto Presidente della Repubblica il 6 maggio 1962 con il concorso dei voti del MSI e dei Monarchici. Nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica Segni esordì: “Ho giurato fedeltà alla Costituzione repubblicana che ci è sacra perché suggellata dal sacrificio di quanti combatterono e morirono per ridare all’Italia libertà indipendenza e giustizia”.

Antonio Segni fu presidente della Repubblica per poco più di due anni, dal maggio del 1962 al 6 dicembre del 1964, quando, dopo essere stato colpito da una trombosi cerebrale, fu costretto a dimettersi nella libera discussione. Sassarese il tipico gentiluomo di campagna nobile di nascita, ma popolare per scelta, antifascista e anticomunista. È stato definito un uomo “dall’energia ostinata nonostante il fisico esile”. Per questo motivo gli fu data l’affettuoso epiteto di “ammalato di ferro”. Al momento delle sue dimissioni così salutò la Nazione: “E sia ora consentito, profondo mio rimpianto di lasciare quest’aula dove nell’assemblea costituente e sin dall’inizio nel Parlamento della Repubblica ho servito quelli che sono gli ideali di tutta la mia vita.”

La sua elezione al Quirinale fu fortemente voluta da Aldo Moro in quanto lo considerava una figura capace di controbilanciare l’apertura a sinistra. E così fu. Infatti, nel suo discorso di insediamento affermò: “non tocca a me determinare gli indirizzi politici nella vita dello Stato, prerogativa questa che spetta al governo e al Parlamento, mentre a me quale capo dello Stato incombe, nell’esercizio delle mie funzioni, il dovere di tutelare l’osservanza della Costituzione e di operare affinché sia garantita, nella forma e nello spirito dell’attività dello Stato, l’unità civile morale della nazione italiana una e indivisibile.”

L'11 maggio del 1963 il Pontefice Giovanni XXIII è al Quirinale, fu il primo Papa a fare visita alle autorità italiane dopo la nascita della Repubblica. Una visita storica che segnava la fine di un'epoca e una riconciliazione effettiva tra Stato e Chiesa. Il 3 luglio del 1963, la visita al Quirinale del Presidente Kennedy, testimoniava i sentimenti di amicizia fra Stati Uniti e Italia. Tra il 1946 e il 1951 fu ministro dell’agricoltura e fu il fautore di una importante riforma agraria. Per tale riforma venne considerato dalla destra come un rivoluzionario travestito bolscevico bianco. E per dare il buon esempio, lui per primo sacrificò ettari ed ettari della sua terra che diede ai contadini.

Quella riforma avrebbe permesso al lavoratore di conquistare la sua dignità di uomo. Dal 26 luglio del 1951 al gennaio 1954 ricoprì la carica di ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1955 formò il suo primo governo, un tripartito Dc-Pli-Psdi. Come rappresentante di questo, firmò il 25 marzo 1957 gli storici Trattati di Roma che istituiscono la CEE e l’Euratom, fondamentali primi passi dell’unificazione europea. Nel 1959 diede vita al suo secondo governo, un monocolore Dc appoggiato dalle destre, all’interno del quale fu anche ministro dell’Interno.

Un’inchiesta dell’espresso del maggio 1967 da parte di Scalfari e Iannuzzi lo accusò di aver tentato di attuare un colpo di Stato nel luglio del 1964 in quanto aveva appoggiato il piano SOLO che prevedeva che i carabinieri da soli attuassero un piano di emergenza che consisteva nell’arrestare i capi della sinistra. I giornalisti furono querelati per diffamazione e condannati il 4 marzo 1968 in quanto le affermazioni contenute negli articoli secondo i giudici non hanno mai avuto concreto fondamento di verità.

Definirei Antonio Segni un uomo straordinario di una generazione che oramai è scomparsa, un uomo con un senso dello Stato e della Cosa pubblica.

Venerdì 7 agosto nel pomeriggio Antonio Segni venne colpito da un grave malore. La piazza del Quirinale si affollò di gente comune in ansia per il suo Presidente, simbolo del rispetto e dell’attaccamento del popolo italiano a questa importante personalità politica.



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