Antonino Saetta: processi contro la mafia
Un semplice giudice nelle vesti di un eroe.
di Nicola Bottiglieri e Martina Carpentieri
Nella Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ricordiamo uno dei tanti oppositori della criminalità organizzata, il magistrato Antonino Saetta che, come tanti altri uomini, è ricordato il 21 marzo di ogni anno.
Saetta nacque a Canicattì il 25 ottobre 1922 e fu il terzo di cinque figli. Studiò prima al liceo classico e, successivamente, all'Università degli Studi di Palermo dove conseguì la laurea in Giurisprudenza nel 1944, entrando in Magistratura nel 1948. Nel corso della sua vita ebbe molto a che fare con il mondo del crimine assumendo diversi ruoli, tra cui Pretore, Giudice Istruttore, Giudice di Tribunale, Procuratore della Repubblica, Consigliere di Corte d'Appello, Presidente della Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta. Inoltre, ebbe un ruolo fondamentale durante un rilevante processo di mafia relativo alla morte del giudice Rocco Chinnici. Tra gli altri processi, ricordiamo quello sull'uccisione del carabiniere Emanuele Basile, assassinato da Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia.
Poco dopo la condanna all'ergastolo di questi assassini, attorno alla mezzanotte del 25 settembre 1988, il magistrato Saetta e suo figlio Stefano, di ritorno a Palermo sulla strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta, furono assassinati a colpi di mitraglietta da Pietro Ribisi, Michele Montagna e Nicola Brancato. Furono condannati e arrestati insieme agli organizzatori Salvatore Riina e Francesco Madonia e al basista Giuseppe Di Caro. I condannati affermarono che avevano intenzione di punire un magistrato che aveva reso vane le forti pressioni mafiose esercitate a causa dei processi Basile e Chinnici.
Uomini come Antonino Saetta, che hanno perso la vita per il bene della società, verranno ricordati nel corso degli anni come portatori di pace e giustizia in un'Italia che viveva nel pieno degli agguati mafiosi.
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