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Anoressia: una lenta autodistruzione

Ne sono coinvolte maggiormente le adolescenti che con estremo rigore portano avanti la decisione di dimagrire con rischi significativi.

Il 15 marzo di ogni anno è la “Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla”, una ricorrenza approvata nel 2018 dalla Presidenza del Consiglio e riconosciuta come Giornata Nazionale dei Disturbi del Comportamento Alimentare (D.C.A.). E’ stata promossa per la prima volta nel 2012 e ricorre il 15 marzo in memoria di Giulia Tavilla, la ragazza genovese di diciassette anni morta il 15 marzo 2011 per le conseguenze causate dalla bulimia, nell’ attesa di entrare in un centro specializzato per la cura dei disturbi alimentari.

L’ obiettivo di questa speciale giornata è di aiutare coloro che sono colpiti da questi disturbi e di riflettere su una delle problematiche più diffuse, specialmente tra i giovani, facendone conoscere le caratteristiche e le gravi conseguenze sia sulla salute psico-fisica di chi ne soffre che sulla famiglia del malato. L’ isolamento sociale imposto dall’ epidemia da Covid-19 ha accentuato stati di ansia e di insicurezza e pertanto si è registrato un aumento di casi di malattie legate ai disturbi della nutrizione oltre ad un aggravamento di quelli già esistenti.

I Disturbi del Comportamento Alimentare o Disturbi dell’ Alimentazione sono patologie che riguardano il rapporto dell’ individuo col cibo. Sono contraddistinti da un’alterazione delle abitudini nutrizionali, cioè da un eccessivo o limitatissimo consumo di cibo. I più diffusi sono l’anoressia, la bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata, ma a questi si sono aggiunte nuove forme, come la vigoressia, ossessione per la propria forma fisica, e l’ ortoressia, ossessione per il mangiare sano.

In particolare l’anoressia è diventata molto frequente negli ultimi vent’anni. È tipica dell’ adolescenza, ma può manifestarsi sia nella tarda infanzia sia nell’ età adulta. Colpisce prevalentemente le donne ed in particolare le ragazze perché sono le più attente alla magrezza. La persona coinvolta ha un rapporto distorto con il cibo, il suo peso e la sua immagine del corpo. Si rifiuta di nutrirsi, ma ciò non vuol dire che non mangia per mancanza di appetito. Infatti la persona anoressica è soggetta ad attacchi di fame che soddisfa, seguiti da episodi di vomito autoprovocato. I motivi sono vari: alcuni potrebbero portare solo ad un momentaneo disinteresse per il cibo, altri, invece, indicano l’ esistenza di un serio disagio di natura psichica.

In effetti il disturbo alimentare è solo l’aspetto visibile di un problema psicologico molto grave che scaturisce da un rapporto conflittuale con se stessi, ovvero la persona non riesce ad accettarsi per mancanza di autostima, oppure dal desiderio di raggiungere modelli estetici proposti dai mass media o ancora, nei casi più gravi, da un’ intenzione di autodistruzione. Inizialmente la persona non si rende conto di avere un problema, anzi la perdita di peso la fa sentire meglio. La situazione diventa anomala quando il calo di peso è eccessivo o comunque subentra un cambiamento importante della persona. Coloro che soffrono di anoressia, sono terrorizzati dall’ idea di ingrassare, tendono ad analizzare ossessivamente il proprio corpo, manifestano un’attenzione morbosa verso il cibo attuando una dieta ferrea per arrivare al peso forma. Una volta raggiunto l’ obiettivo insistono col dimagrire perché continuano a vedersi grassi. Tuttavia questa visione è incoerente, nel senso che è soltanto una percezione alterata che si ha del proprio corpo. Infatti chi soffre di anoressia, ha la tendenza, come dicono i medici, alla “dispercezione corporea”, ovvero alla percezione del proprio corpo significativamente diversa dalla realtà: il corpo è visto in maniera non obiettiva e negativa, nel senso che è esteticamente brutto oppure in sovrappeso.

Se il modo limitato di alimentarsi dura nel tempo, allora l’ anoressico raggiunge una condizione di sottopeso grave con pesanti conseguenze sull’organismo. Sono danneggiati la muscolatura e gli organi interni in modo significativo, ma anche lo svolgimento delle normali attività sociali e lavorative è compromesso: il malato assume un atteggiamento malinconico e svogliato e si chiude in se stesso. In tal caso è necessario il ricovero in ospedale per salvare la persona. Purtroppo di anoressia si muore e l’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha considerato l’ anoressia e tutte le malattie del disturbo alimentare come la seconda causa di morte per gli adolescenti dopo gli incidenti stradali.

Non è facile intervenire per coloro che soffrono in quanto non riescono a cambiare il proprio stile alimentare e ciò non per mancanza di volontà, ma per la presenza di un grande disagio psicologico che li fa cadere in una condizione mentale totalmente concentrata sulle forme del corpo con totale disinteresse per la propria condizione di salute. D’ altronde anche per coloro che curano questa malattia risulta difficile intervenire con successo quando la patologia si trova in uno stadio avanzato. Questa situazione accade quando la richiesta di aiuto è tardiva e ciò avviene, ahimè, troppe volte. Anche dopo la guarigione perdurano gravi disturbi perché si crea, tra l’ altro, una specie di dipendenza “al rifiuto del cibo” , cioè non si riesce a fare a meno del non nutrirsi.

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L’ anoressia ed in generale i D.C.A costituiscono un’ emergenza sanitaria dei paesi industrializzati e secondo molti esperti sono in continuo aumento con dati preoccupanti tali da essere ritenuti un’ epidemia sociale.



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