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Alle 19:34 la terra trema

Esattamente oggi, 40 anni fa, il 23 di Novembre dell'80, si verificò un forte sisma che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Era un giorno di novembre qualunque, una tranquilla e serena domenica qualunque che si è tramutata in una vera e propria tragedia. Sono le ore 19:34 e la terra comincia a tremare, la scossa principale fu di magnitudo M 6.9 con epicentro tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Un terremoto durato 90 secondi. Secondi di paura e di disperazione. All'evento principale seguirono numerose altre scosse, che si protrassero per diversi mesi arrecando ulteriori danni ai territori già colpiti. Non fu un unico evento a provocare la rottura della crosta terrestre, ma almeno tre "sub eventi" che nell'arco di meno di un minuto ruppero tre segmenti di faglia adiacenti. Gli effetti nei territori colpiti furono devastanti e la provincia più colpita fu quella di Avellino. Tutti i suoi 119 comuni subirono devastazioni. Avellino non fu l'unica città a subire danni, molte altre furono soggette a grandi scosse con conseguenze disastrose. Citiamo il centro storico di Conza della Campania, dove crollò l'annesso campanile e la Chiesa delle Anime del Purgatorio o il borgo di Sant'Angelo dei Lombardi, dove il terremoto causò la totale distruzione degli edifici antichi, o ancora a Santomenna dove il 90% delle strutture edilizie venne distrutto, ma ci sono ancora molte altre località da ricordare come Napoli, Salerno, Caserta, Benevento. Furono molte le città interessate da questa catastrofe, un evento che portò con sé 2981 morti, 8800 feriti e 280mila sfollati finiti in tende, baracche, container, case prefabbricate, alcune delle quali, 40 anni dopo, sono ancora in piedi. A Napoli sorsero i quartieri ghetto che vediamo oggi, da Ponticelli a Scampia, trasformando l'idea di dare una casa a tanti nella creazione di dormitori di cemento prefabbricato immersi nel degrado.


Lo scrittore Franco Arminio, irpino, ricorda così quel 23 novembre: "Il bar Corrado a Sant'Angelo dei Lombardi era il più famoso, ci andavano tutti i giovani. Quel pomeriggio davano in Tv la differita della partita Juventus – Inter, quindi alle 19:34 erano tutti lì dentro. Quando arrivai li davanti trovai una distesa di cadaveri sporchi di terra e polvere, avevano iniziato a estrarre le persone dalle macerie. Avevo 20 anni, e per la prima volta vidi un cadavere".

Con queste parole Arminio descrive uno degli innumerevoli episodi tragici di quel giorno, un giorno che non va dimenticato, un giorno che non può essere dimenticato. Una ferita al cuore del nostro paese, una ferita con conseguenze ancora oggi visibili e che in alcune realtà ha letteralmente cancellato un'intera generazione.

In questo 23 Novembre, giorno di macerie e di morte, ancora riecheggia la richiesta d'aiuto dei superstiti: "FATE PRESTO".






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