Accadde oggi: un evento doloroso della storia italiana, il rapimento di Aldo Moro
16 Marzo 1978, era un giorno come tanti altri, tranne che per lui, Aldo Moro. Ma chi era Aldo Moro?
Pugliese di nascita, dal 1959 Moro fu uno dei più importanti uomini politici della storia italiana poiché in quell'anno divenne segretario della Democrazia Cristiana. Uomo molto colto contribuì all'avvicinamento politico tra DC e PCI ( Partito Comunista Italiano) comprendendone le ragioni profonde e prevedendone le soluzioni. Calmo e versatile nelle modalità di incontro, ma anche coerente nei ragionamenti e tenace nelle convinzioni, Moro fu altro: un intellettuale, un giurista, un credente, un uomo del dialogo e della ragione.
Torniamo ora a quel 16 marzo. Lo statista pugliese si stava recando a Montecitorio per poter partecipare al dibattito parlamentare sul nuovo governo Andreotti che avrebbe visto per la prima volta nella storia repubblicana l'appoggio esterno del PCI. Si trattava di una svolta storica!
Improvvisamente una notizia paralizzò l'intero paese: il presidente della DC era stato rapito da un commando di terroristi davanti all'abitazione del parlamentare. Una sparatoria in via Fani causò la morte dei cinque agenti della scorta del presidente e il suo rapimento. Nella stessa mattinata una telefonata anonima giunse al centralino dell'agenzia Ansa a Roma: il messaggio riferiva con decisione che il sequestro era avvenuto per mano delle Brigate Rosse. Quel gesto fu descritto come un vero e proprio atto di guerra delle BR nei confronti delle istituzioni democratiche. Intanto il Paese era paralizzato, incredulo, l'atmosfera era surreale, i politici erano colti dal panico e dalla paura. La vicenda si concluse nel peggiore dei modi, il 9 maggio, quando il corpo di Aldo Moro fu ritrovato senza vita all'interno di una Renault 4 rossa, a breve distanza dalle sedi della DC e del PCI. Sulla strage, il sequestro e l'omicidio si aprirono più processi e furono condannati vari esponenti delle Brigate Rosse. Inutile sperare di ottenere la verità. Le commissioni di inchiesta e i processi non hanno mai chiarito i tanti interrogativi, le imbarazzanti mancanze e soprattutto il vergognoso silenzio dei brigatisti che parteciparono al blitz di via Fani.
“Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.
Queste le parole di un grande uomo che ha sempre creduto nei grandi ideali di libertà e che, in uno dei giorni più importanti della sua vita, un giorno che avrebbe portato ad una svolta l'intero Paese, si è visto privato proprio di ciò che riteneva essere il bene più prezioso che un uomo possa possedere.
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