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martazabatta

23 novembre 1980: mai più come prima

Il terremoto che sconquassò l'Irpinia e buona parte del Mezzogiorno è una ferita dell'anima


"Il miglior modo per ricordare i morti è pensare ai vivi". Furono queste le parole dell'appello rivolto agli italiani da Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica in carica all'epoca del disastro sismico dell'Irpinia.

Erano le 19:34 del 23 novembre 1980 quando da una profondità di 30 Km la natura si scatenò. Dopo un minuto e ventinove secondi restò la devastazione: l'Irpinia fu ridotta come un enorme cratere dalla scossa tellurica che, dopo 41 anni, è ricordata ancora con terrore e grande commozione. Interi paesi erti sulle alte colline, veri e propri presepi naturali, si sbriciolarono o vennero gravemente danneggiati, in totale otto furono le province (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia) stravolte dall'evento sismico.

La terra tremò, sussultò e si agitò con una forza immensa, di magnitudo pari al X grado della scala Mercalli corrispondente a 6,9 gradi sulla scala Richter. L' epicentro del terremoto fu localizzato tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, ma la catastrofe martorizzò tutta la regione Campania che, insieme alla Basilicata e all'alta Puglia, venne dichiarata "terremotata". La scia distruttiva si allungò fino alla Sicilia ed, a nord, verso la Pianura Padana.

Il terremoto del 1980 ha lasciato un bilancio da catastrofe: 280000 sfollati, 8848 feriti e 2914 morti sono le cifre stimate. Per giorni interi le comunicazioni furono interrotte totalmente e i paesi rimasero isolati. Impressionante il titolo "Fate presto" che, alcuni giorni dopo, il quotidiano "Il Mattino" pubblicò in prima pagina.


Occorreva precipitarsi lì, in quel luogo diventato una bolgia infernale, per salvare chi era ancora vivo e per aiutare chi non aveva più nulla.

I soccorsi furono tardivi, a distanza di 48 ore dal disastro non erano ancora giunti gli aiuti necessari, ed inadeguati. Perché? Sicuramente per le difficoltà incontrate nel raggiungere i vari luoghi isolati a causa del crollo di strade e ponti e per il black out elettrico e telefonico che impedì di lanciare l'allarme, ma anche perché il sisma fu sottovalutato e pertanto non si compresero subito bene le reali proporzioni dell'immane disastro accaduto in quella notte da incubo.

In 90 lunghi, interminabili secondi la scossa di terremoto cancellò case, strade e borghi incidendo nell'anima dell'Italia una ferita che ancora oggi provoca un grande, immenso dolore. E' una traccia indelebile, un profondo disagio vissuto che, quando i ricordi si risvegliano, invade il cuore di paura che fa tornare viva la terribile esperienza e fa emergere una grande intensa malinconia nel ricordo dei tempi che furono. Il totale insuccesso della costosa ricostruzione delle aree colpite è stato la peggiore delle conseguenze dopo la tragica perdita degli affetti, che numerose famiglie hanno subito, ma anche uno scandalo per l'Italia, causato dall'infamia di chi ha avuto la spregiudicatezza di speculare sulle disgrazie altrui, rendendo più marcato quella ferita nell'anima dell'intera nazione.

Per evitare che un nuovo terremoto si possa trasformare in tragedia, la Regione Campania ha realizzato la carta della pericolosità sismica divisa in fasce di colore. Inoltre ha agevolato le procedure necessarie ad ottenere le autorizzazioni finalizzate ai lavori di adeguamento antisismico per la messa in sicurezza delle case. D' altronde non uccide il terremoto, ma il crollo delle case.

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